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Nell’arte della panificazione tradizionale la fresella occupa da sempre un posto di tutto rilievo all’interno delle preparazioni ottenute dal grano. Le radici di questo alimento affondano nella più solida e generosa tradizione artigianale.
Bisogna affidarsi ad alcune testimonianze risalenti al XIV secolo per rintracciare la sua presenza nel sud Italia e più precisamente alla corte di Federico II, l’Imperatore germanico che nelle regioni dell’Italia meridionale aveva stabilito la sua patria d’elezione, apprezzandone i costumi, il territorio e in particolare la cucina con i suoi superbi aromi.
Ma è all’indomani della raggiunta unità d’Italia (1870) che i regi ispettori constatarono che la fresella è cibo del e per il popolo.
Nella tradizione della Lucania sono tantissimi i tipi di pane di lunga durata e di pane raffermo, a cui è associata una vastissima quantità di ricette locali, che dimostrano l’ininterrotta diffusione ed utilizzo di questo alimento. Quella che più comunemente viene chiamata “dieta mediterranea” ha inglobato diverse peculiarità gastronomiche: tra queste proprio la fresella, che rappresenta un classico della salutare alimentazione meridionale.
Cibo-base per moltissime preparazioni, aggrappata ad una realtà socio-economica fatta di semplicità, la fresella ha da sempre assunto innumerevoli significati per le popolazioni locali del Mezzogiorno.
E’ un prodotto capace di conservare immutate le caratteristiche di genuinità e di fragranza tipiche della spontaneità e del sapore del buon pane fatto a mano di un tempo.
Farina bianca o integrale, acqua e lievito di birra, dopo una prima cottura viene nuovamente infornata per ottenere la caratteristica bis-cottatura.
Non contiene grassi ed è perfetta per qualsiasi tipo di dieta, è resistente al tempo perché pane già secco, non conosce il deperimento e basta un po’ d’acqua, di brodo o di sugo per ammorbidirla e renderla gustosa al punto giusto.
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